Tra castagneti, carapigna e case storiche: il progetto sostenuto dal GAL BMG per un turismo culturale, accessibile e autentico.
Tra le montagne della Barbagia, Aritzo custodisce storie che affondano le radici nel tempo: i castagneti secolari, le antiche carceri spagnole, le neviere dove si accumulava il ghiaccio per dar vita al celebre sorbetto carapigna, antico sorbetto sardo ricavato dalla neve fresca.
Oggi il paese sogna di rinascere come museo diffuso a cielo aperto, capace di intrecciare memoria, cultura e natura.
Con il sostegno del GAL BMG, è stata presentata una proposta per creare un percorso integrato che unisca i diversi siti culturali e museali del paese, valorizzandoli attraverso una rete di sentieri, cartellonistica, audioguide e interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche. L’obiettivo a lungo termine è quello di trasformare Aritzo e i paesi vicini in un museo territoriale diffuso, capace di trattenere il turista uno o due giorni in Barbagia-Mandrolisai, mentre quello più imminente è mettere a sistema i siti museali del Comune che comprendono il Museo etnografico – Ecomuseo della montagna sarda, la Casa Devilla, Sa Bovida e il Museo di arte moderna Antonio Mura.
A raccontare il cuore di questo progetto è Angela Paba, che lavora per il sistema museale di Aritzo. Un sistema “solido” nato quasi “quarant’anni fa – spiega – quando negli anni ’80, grazie all’impegno di alcuni volontari, iniziarono le prime raccolte dei reperti oggi esposti nel Museo Etnografico”.
Il futuro è legato alla capacità di rendere questi luoghi sempre più accessibili.
“Casa Devilla, di fine ’600, e Sa Bovida, del ’500, sono edifici storici, con scale e gradini che rendono la visita difficile per alcune categorie di pubblico. Il nostro obiettivo è migliorare la fruibilità, senza snaturare il patrimonio esistente”.
La memoria del passato recente resta forte. Come racconta il sindaco di Aritzo, Paolo Fontana:
“Negli anni Settanta e Ottanta il turismo era ai massimi livelli – ricorda – il paese era animato, con cinque alberghi, strutture familiari, discoteche e serate. Era una sorta di albergo diffuso che coinvolgeva i visitatori, tra cui soprattutto le famiglie sarde. Vorremmo tornare a quell’epoca, riportare Aritzo al centro dell’attenzione almeno in Sardegna e attrarre nuovi turisti, soprattutto legati all’ambiente e alla montagna”.
Se il turismo invernale è diminuito a causa del cambiamento climatico e della progressiva scomparsa della neve, il territorio conserva grandi potenzialità: la rete sentieristica di qualità, i paesaggi che spaziano dai 600 metri del Flumendosa, con fiumi e piscine naturali, fino ai 1.480 metri di Funtana Cugnada, dove si trovano le antiche neviere. Qui, in passato, famiglie come i Devilla avevano l’autorizzazione reale per l’ammasso del ghiaccio, che veniva conservato a strati con felci e paglia e trasportato d’estate dove serviva, come negli ospedali o per la casa reale.
“Credo in un ritorno – sottolinea Fontana – ma occorre cambiare mentalità, tra operatori e cittadini, cambiare cercando di ritornare alla radice dell’ospitalità, come nel passato.
L’ospitalità deve essere il nostro tratto distintivo: chi passa da Aritzo deve sentirsi a casa”.
In questo percorso il GAL rappresenta una risorsa importante, capace di offrire opportunità concrete al territorio. “Certo, la burocrazia può rendere i processi complessi – conclude il sindaco – e spesso è più difficile gestire i finanziamenti che ottenerli: ma con maggiore flessibilità sarebbe possibile valorizzare ancora di più le risorse a disposizione.”
Testi: Giulia Eremita; Video: Gianluca Flore
Iniziativa finanziata dal Programma di sviluppo rurale per la Sardegna 2014-2022; Organismo responsabile dell’Informazione: Gal Distretto Rurale Barbagia Mandrolisai Gennargentu; Autorità di Gestione: Regione Sardegna-Assessorato dell’Agricoltura e Riforma Agro Pastorale; Sottomisura: 19.2 “Sostegno per l’esecuzione delle operazioni nell’ambito della strategia di Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo – Azioni di Sistema (CUP: H58H25000280009)
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