Campanacci Floris, Tonara: dalla forgia al futuro

La storia dei fratelli Floris, tra gli ultimi forgiatori di campanacci in Sardegna, che rinnovano un’arte antica con il sostegno del GAL BMG.

Il suono di una campana può raccontare un territorio.

Marco Floris, tra i più giovani forgiatori di campanacci in Italia e uno degli ultimi in Sardegna, porta avanti con il fratello Salvatore l’attività di famiglia. Accanto a loro, il padre Ignazio – oggi in pensione – continua ad accordare ogni campanaccio basandosi solo sulle vibrazioni del suono, come si faceva un tempo.

Nel laboratorio, i campanacci vengono forgiati e cotti in capsule di ghisa riempite di sabbia e terra, che li proteggono dalla fiamma diretta e permettono una cottura uniforme. Qui l’esperienza è tutto: bisogna osservare l’intensità della fiamma e cogliere l’attimo perfetto per estrarli, un secondo in più e il metallo fonde.

Per Marco, questo non è solo un lavoro, ma un richiamo che viene da lontano.

Lo vivi da ragazzo: suoni, odori, frastuono diventano parte di te. Poi un giorno ti riportano qui”.

MARCO FLORIS

È così che lui e suo fratello hanno deciso di tornare alla forgia, guidati dalla memoria di quelle sonorità che, una volta ascoltate, non si dimenticano più.

Il loro è un mestiere antico, che richiede pazienza, forza e ascolto. Ogni campanaccio ha la sua voce, e trovare il suono giusto è un lavoro di precisione. Dietro ogni pezzo c’è un gesto ripetuto da generazioni, fatto con le mani e con l’orecchio.

Grazie al sostegno del GAL BMG, i Floris hanno potuto rinnovare il laboratorio e ampliare la produzione: hanno acquistato un plasma per tagliare lamiere fino a 3 mm, nuove saldatrici e un laser per personalizzare i campanacci. Hanno sviluppato nuovi modelli – le bettiosas “arroganti” e le nodias “nodose” – pensati per le mandrie di razze bovine più grandi, con suoni potenti e riconoscibili anche a grande distanza.

La personalizzazione al laser ha aperto nuovi mercati: bomboniere, regali, premi e trofei che affiancano la produzione tradizionale destinata ai pastori.

La campana deve andare oltre il suo uso funzionale. È un oggetto simbolico, che racconta la nostra identità. Il sogno è avere più giovani in bottega e altre officine in Sardegna, perché il suono della nostra terra non si perda.

MARCO FLORIS

Testi: Giulia Eremita; Video: Gianluca Flore

Iniziativa finanziata dal Programma di sviluppo rurale per la Sardegna 2014-2022; Organismo responsabile dell’Informazione: Gal Distretto Rurale Barbagia Mandrolisai Gennargentu; Autorità di Gestione: Regione Sardegna-Assessorato dell’Agricoltura e Riforma Agro Pastorale; Sottomisura: 19.2 “Sostegno per l’esecuzione delle operazioni nell’ambito della strategia di Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo – Azioni di Sistema (CUP: H58H25000280009)

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