Tra sacrificio, orgoglio e nuove sfide tecnologiche, il racconto di un allevatore che costruisce il futuro con le proprie mani.
Quando lo incontriamo, prima al bar e poi nella casetta semplice ma ordinata all’ingresso del suo ovile azienda, Salvatore Porcu, ci accoglie con un sorriso sincero di chi è abituato da sempre a lavorare e non a dispensare interviste sul suo lavoro e tantomeno su di lui.
Quasi con un antico pudore che evita di confessarsi laicamente su sentimenti, speranze e sulla realtà quotidiana del mondo delle campagne. Una vita che ha sempre conosciuto da ragazzino e che oggi sa decifrare con l’esperienza di un uomo adulto.
Ma l’imbarazzo per l’occhio della telecamera svanisce presto, quando l’allevatore di Sarule inizia a raccontare il suo mondo. Quello delle stagioni dei campi, troppe volte siccitose. Del lavoro duro e quotidiano, feste comandate incluse, ma che ha il sapore unico della libertà e della vita all’aria aperta che non baratterebbe per altri mansioni più semplici. O per un ufficio in città. Davvero troppo stretto per chi è abituato a muoversi sin da bambino in tanche delimitate da muri in pietra e da poco altro.
I sacrifici sono messi in conto. E non ci si lamenta.
Si affronta con più fatica la gestione di quel ramo aziendale da affrontare in termini ragionieristici fatto di contabilità, accesso al credito e dei contributi che mani abituate a mungere, poco si adattano a pigiare i tasti di un PC. Ma anche questa è una frontiera da esplorare. Per ora c’è pur sempre il commercialista.
Non basta dunque governare e sovrintendere questioni cruciali come il benessere animale, il prezzo del latte e la lotta che vede sempre più spesso indifesi e impreparati davanti a vecchie e nuove patologie, il pastore del terzo millennio deve sapersi muovere anche nella giungla di contributi e enti che supportano e sostengono il settore.
“Abbiamo un allevamento ovino e bovino. È un’attività che io e mio fratello abbiamo ereditato da nostro padre. E il nostro intento è migliorare, andare avanti. Crescere.”, dice l’allevatore di Sarule. “Abbiamo diversi terreni dove spostiamo il bestiame. Li abbiamo acquistati con consapevolezza che qui vogliamo stare e lavorare”.
Così gli imprenditori agricoli non possono che accogliere di buon grado il finanziamento del GAL BMG, che ha consentito alla loro azienda di effettuare alcuni investimenti importanti proprio nella prospettiva di migliorare la capacità produttiva grazie all’acquisto di macchinari.
“È innegabile – sostengono – che il GAL ci stia aiutando a crescere e a stare al passo con i tempi. Anche il lavoro in campagna è cambiato rispetto all’epoca in cui hanno iniziato i nostri padri. E malgrado noi ci mettiamo tutta l’energia che occorre, avere attrezzatura adatta ci facilita e migliora il lavoro.
Quando si dice lavorare in maniera più razionale ed efficiente significa proprio questo. Usare la testa e le braccia in maniera intelligente”.
Nell’economia dell’organizzazione del lavoro diventa, quindi, basilare avere un parco macchine rinnovato e versatile. Dalla mungitura, ormai non più manuale, alla lavorazione dei terreni. L’aratura, i seminativi e la raccolta del foraggio.
“Qui viviamo, qui spendiamo i nostri soldi e lo facciamo piacevolmente. Consapevoli che il mutuo soccorso sia un passaggio non marginale. Una forma mentis che è bello conservare”.
Testi: Luca Urgu; Video: Antonio Ruju
Iniziativa finanziata dal Programma di sviluppo rurale per la Sardegna 2014-2022; Organismo responsabile dell’Informazione: Gal Distretto Rurale Barbagia Mandrolisai Gennargentu; Autorità di Gestione: Regione Sardegna-Assessorato dell’Agricoltura e Riforma Agro Pastorale; Sottomisura: 19.2 “Sostegno per l’esecuzione delle operazioni nell’ambito della strategia di Sviluppo Locale di Tipo Partecipativo – Azioni di Sistema (CUP: H58H25000280009)
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